Per molte persone, il Web3 equivale al metaverso, mentre per altri è qualcosa di astratto che riguarda i sistemi cripto. Quel che è certo è che stiamo assistendo a un passaggio generazionale dal web2 basato sulla centralizzazione al web3 e decentralizzazione.
Come è noto, Internet ha contribuito a democratizzare la condivisione delle informazioni. Tuttavia il rovescio della medaglia è rappresentata dal fatto che la Rete tende a concentrare il potere, esattamente nello stesso modo in cui avviene con qualunque altro sistema sociale e tecnico complesso. I colossi del tech sono Facebook, Microsoft, Google e Amazon, tutte società che possiedono network che hanno un potere unilaterale sugli accessi.
Il modello basato sulle piattaforme proprietarie è stato accettato fino a questo momento per il semplice motivo che esso ha rappresentato la sola opzione a disposizione. La maggior parte degli utenti non ha la possibilità di immagazzinare i propri dati, le connessioni sociali e gli stessi account. In cambio, i colossi tecnologici chiedono di poter accedere ai nostri dati.
All’improvviso, un numero ristretto di grandi società si è ritrovato in possesso di tutti i dati riguardanti ognuno di noi e tutto ciò che accade in Rete. Questo, come si può facilmente intuire, solleva degli interrogativi importanti in termini di fiducia e affidabilità. In altre parole, un utente si potrebbe chiedere se ci si possa fidare delle istituzioni e delle persone che archiviano e gestiscono i suoi dati rispetto a qualunque evento avverso, sia esso doloso o accidentale. Insomma, chi può dare la garanzia che quei dati non vengano utilizzati in modo non appropriato.
È qui che interviene la grande promessa di Web3, che può essere riassunta in un concetto solo e semplice: user control, cioè il controllo degli utenti. Una soluzione decentralizzata è in procinto di prendere il posto di Internet come lo abbiamo conosciuto fino a questo momento. Per ora ci siamo dovuti fidare dei colossi tech, mentre il futuro è quello di uno scenario in cui le persone avranno la possibilità di prendere il controllo sui propri dati, quasi come riscattandoli dalle istituzioni e dalle organizzazioni. Un sogno utopico o una realtà concreta? Quel che è certo è che ci sarà bisogno di coordinare le comunità digitali globali, e questo sarà possibile grazie alle blockchain: sono proprio loro che promettono di restituire il potere alle persone.
Si sta passando, dunque, dal web centralizzato, controllato da poche grandi aziende, a un web più decentralizzato, basato sui principi della tecnologia blockchain.
Con la fine del Web2 e l’avvento del Web3 sono tante le novità, ma è la decentralizzazione a guidare il processo di cambiamento nel suo insieme. Tale concetto è strettamente connesso al settore blockchain e criptovalute.
La grossa differenza lato sviluppo, invece, consiste nel fatto che Le applicazioni Web3 non verranno eseguite su un singolo server, bensì su una struttura blockchain, costituita da network decentralizzati con svariati nodi peer-to-peer.
Sono davvero tante le potenzialità di Web3, che può spaziare dalle piattaforme di musica collaborativa a quelle di carriera. E, ancora, ecco credenziali decentralizzate e versioni dei social network ridefinite. Il contesto attuale è contraddistinto da una crescita significativa delle comunità di asset digitali. Web3 nel corso degli ultimi tempi è stato caratterizzato da ondate che non hanno contribuito a chiarirne il futuro ma che hanno visto come protagonisti i token.
Un concetto che sta diventando sempre più importante è quello di DAO, acronimo di Decentralized Autonomous Organizations, cui precedentemente abbiamo accennato. Un DAO non è altro che un’entità che sostituisce la leadership centrale con una comunità organizzata intorno a una serie di regole che si basano sulla blockchain. È per questo motivo che i partecipanti sono chiamati a comprare token in cambio della possibilità di votare, in modo da assicurare che la loro condotta sia orientata verso i migliori interessi della comunità.
Ecco, dunque, in che modo gli asset digitali possono organizzare le comunità. La proprietà condivisa nel contesto di un progetto attraverso i token contribuisce a rinsaldare i legami fra i detentori dei token stessi. Inoltre acquisire un token apre la porta a nuove comunità. I detentori di token costruiscono connessioni, come è avvenuto con i primi possessori di bitcoin o con i più recenti possessori di NFT.
D’altra parte la proprietà è stata anche la prima promessa dell’era ICO; lo storytelling era stato così persuasivo che ha favorito alcune delle raccolte fondi più grandi della storia. Queste nuove interazioni hanno rivoluzionato il settore, mentre è certo che i protocolli Web3 rafforzano le comunità in un modo in cui Web2 non riesce. I protocolli rendono le comunità più forti, questo è certo.
Di seguito un elenco esemplificativo di progetti che stanno determinando un cambiamento significativo degli assetti digitali: