Con un tonfo che ha lasciato sul terreno l’11,3% dopo l’annuncio di
Elon Musk di non volere investire sul social statunitense, Twitter si prepara a
delle settimane da vivere al ribasso.
L’annuncio è arrivato
venerdì scorso dal Patron di Tesla, che ha ritirato l’offerta di 44 miliardi di
Dollari fatta precedentemente al social del canarino.
La motivazione ufficiale data dall’entourage di Elon Musk è che Twitter abbia fornito una falsa rappresentazione del valore reale del social statunitense, violando i termini dell’accordo.
In particolare, mentendo sul numero di profili reali all’interno della piattaforma social, nella quale sarebbero presenti un numero di profili Fake superiore alle stime ufficiali date proprio da Twitter.
Tale annuncio ha avuto un effetto Boomerang anche sulle azioni di Testa che hanno chiuso a - 6,5% rispetto alla scorsa settimana.
Ritirare un’offerta così importante, infatti, è stato letto dagli investitori come un segno di debolezza da parte di Elon Musk, indipendentemente dalle motivazioni alle spalle di tale scelta, e non stupisce un grafico in rosso per le azioni del colosso statunitense.
La valutazione di un social si basa principalmente su due fattori: uno è la qualità di chi lo compone, l’altro è la quantità e nello specifico il numero di utenti.
Un social vive di pubblicità, di visualizzazioni, importanza mediatica, un numero maggiore di utenti darà un peso specifico maggiore al social stesso, in quanto i pensieri, i banner pubblicitari, i video e così via verranno visualizzati da una platea maggiore di utenti.
Mentire su questo fattore
o dare delle rappresentazioni mendaci, che alterano la realtà dei fatti, è un
illecito passibile d’indennizzo anche dopo l’acquisto.
Per dare un esempio, è
come una banca che mente sul numero suo numero di conti in attivo o sul reale
capitale economico a sua disposizione per finalizzare una cessione di
proprietà.
La decisione di ritirare
l’offerta, quindi, risulta più che motivata se le motivazioni apportate dallo
staff di Tesla siano vere.
Come conseguenza, una chiusura al ribasso era inevitabile
per le azioni di Tesla e Twitter, che seguite dalle azioni dei Casinò hanno
zavorrato pesantemente il mercato di Wall Street.
Per motivazioni differenti, infatti, l’industria del gioco d’azzardo ha subito delle pesanti perdite questa settimana. Complice il peggioramento del Covid in Cina che ha segnato un dato negativo per le azioni di Wynn Resorts e Las Vegas Sand, che hanno chiuso rispettivamente a meno 6.5% e 6.3%.
Che il covid in Cina non venga visto allo stesso modo in cui viene visto in Europa è un dato risaputo, ma influenzare un’intera economia al punto da portare un ribasso di questa portata è di sicuro un dato difficilmente pronosticabile.
In fin dei conti l’aumentare di casi, se pur importante in termini di percentuale, è inferiore alle 300 unità giornaliere un dato che, se paragonato all’indice di contagi giornaliero italiano che si aggira intorno ai 300.000 unità al giorno; non mette assolutamente paura. Ma in Cina il modo di vedere le cose è sicuramente diverso da quello del Belpaese.
I ribassi di segnati da Tesla, Twitter e l’industria del gioco d’azzardo, hanno poco a che vedere con la situazione Russo Ucraina, ma che questo conflitto abbia influito ai ribassi dello scorso trimestre è cosa risaputa, minando in parte la fiducia dei consumatori che vedono lo spettro di un’ex unione sovietica capace d’influenzare negativamente i mercati.
Lo scorso trimestre, infatti, è stato segnato da pesanti perdite, un fatto dovuto principalmente alla scarsa fiducia che gli investitori, vista la mancanza di dati reali che giustifichino una perdite simili, con Il Dow Jones in calo dello 0,5%%, il Nasdaq del 2,3% e lo S&P500 dell'1,1%, in una sola settimana.
Di sicuro la finanza decentralizzata può essere una risposta, nello specifico il Bitcoin. La criptomoneta, infatti, viene percepita come una sorta di bene rifugio digitale. Gli investitori in momenti d’instabilità vedono nel bitcoin una risorsa capace di controbilanciare l’incertezza del mercato.
L’oro, bene rifugio per eccellenza. Esiste una legge di mercato immutabile: al crescer dell’incertezza cresce il valore dell’oro. Il metallo prezioso ha da sempre beneficiato dei momenti d’instabilità, siano essi di tipo geopolitico, economico o sanitario, la crisi del covid è la riprova.
Durante il periodo della pandemia, infatti, l’oro ha costantemente acquisito valore, fenomeno già visto durante il 2012 con la crisi dei mutui subprime e, recentemente, con la situazione russo-ucraina.
Il grano. Benché una risorsa così importante come il grano non dovrebbe essere al centro di dispute politiche, il grano è al centro di una crisi dovuta a vari fattori, tutti collegati direttamente o meno al conflitto.
In primis abbiamo sequestri e contese territoriali che ne limitano la produzione, dall’altro l’impossibilità in termini di risorse ed ettari coltivabili, attualmente impegnati nel conflitto da ambe i fronti ed infine, i rincari del prezzo del petrolio. Un prezzo del carburante maggiore, infatti, limita le operazioni di produzione e stoccaggio.
Il petrolio è di sicuro un
asset sul quale puntare, forse per tutto il 2022.
Un risolversi del conflitto
con una soluzione diplomatica è per il momento uno scenario lontano e una
risoluzione temporanea non farebbe allentare la pressione che l’Europa sta
infliggendo alla Russia con le sanzioni e nemmeno le contro sanzioni che la
Russia infligge all’Europa in termini di rincari del greggio e delle risorse
energetiche non rinnovabili.
Uno scenario di crisi, quindi, pur essendo un’atroce situazione che nessuno vuole si prolunghi, porta con sé delle opportunità d’investimento che se colte in tempo, possono fruttare capitalizzazioni di mercato importanti, rimpiazzando le perdite iniziali.
In fin dei conti, il ruolo di ogni investitore non è la disamina morale, ma quella finanziaria.