Bitcoin chiude in ascesa la settimana, primi segnali di ripresa?  

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Il mondo delle criptovalute in generale è stato scosso da un momento ribassista che ha influenzato negativamente il mercato delle criptovalute. 

Giganti come Ethereum e Bitcoin non hanno fatto eccezione, venendo colpiti  a fondo da un’ondata di critiche che hanno minato la fiducia degli investitori e i portafogli dei trader che hanno visto le proprie finanze intaccate pesantemente da mesi di perdite. 

Ma finalmente, dopo mesi in rosso, Bitcoin chiude in verde la sessione di trading settimanale, segnando ieri con un prezzo superiore a 28.000 euro. 

Ancora ben lontano dai massimi storici a cui la cripto ci ha abituati, ma sicuramente un grafico in verde, per quanto non emozionante, è sempre meglio di un grafico in rosso. 

Trend di breve periodo, o inversione di rotta?

Non è facile dare una risposta a questa domanda, di sicuro gli analisti concordano nell’affermare che il Bitcoin, come le cripto in generale, sono destinate a crescere di valore negli anni a venire grazie alle caratteristiche tecnologiche che ne fanno il sistema di pagamento più indicato a rimpiazzare o quantomeno affiancarsi ai sistemi tradizionali. 

Ma parlando puramente in materia di trading, c’è un aspetto intrinseco nella natura degli asset che spesso gli analisti dimenticano, gridando al fallimento al primo segnale negativo: per loro natura, gli asset non sono statici, essi si muovono in un’asse verticale ed una orizzontale, acquistando e perdendo valore di mercato.

Asset con una mostruosa capitalizzazione di mercato e un pazzesco numero di transazioni per minuto, tendono ad avere un maggiore grado di volatilità risultando maggiormente instabili. 

Pertanto, i segnali negativi del Bitcoin non devono essere visti come un fallimento del mondo delle cripto o della Blockchain in generale, ma come possibili punti d’ingresso in un’ottica long. 

Un po’ di analisi

Per capire meglio questo concetto, vediamo insieme gli eventi che hanno influenzato negativamente il Bitcoin e come esso si sia sempre ripreso alla grande, nonostante gli allarmismi dei più scettici forse esagerati.

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Febbraio 2018, dopo anni di capitalizzazione che portarono l’asset da qualche centinaio di euro a sfiorare il tetto di 17.000 euro, abbiamo la prima vera perdita secca della cripto più famosa al mondo che vede ridimensionato il suo valore di oltre il 70%, lasciando sul campo più di 10.000 euro in pochi mesi. 

Immediatamente, i detrattori delle cripto fecero sentire la propria voce, affermando che l’era delle criptomonete aveva fatto il suo corso, indicando il Bitcoin come esempio emblematico di questa capitolazione. 

Gli anni che seguirono furono altalenanti, fra perdite e guadagni, che portarono la valuta ad attestarsi a valori di mercato vicini ai 3000 euro tra il finire del 2018 e l’aprile del 2019, momento in cui il Bitcoin ha cominciato ad acquisire inesorabilmente valore di mercato, arrivando a sfiorare i 52.000 euro, con una capitalizzazione a dir poco mostruosa. 

Dopo questo ciclo rialzista di quasi due anni abbiamo un altro arresto di BTC, che ha portato la valuta ad una perdita di circa 24.000 euro, segnando poco più di 26.000 euro nel Luglio del 2021.

Un’altra volta, i detrattori della valuta gridarono al fallimento preannunciato del Bitcoin, ma la cripto smentì gli allarmisti nuovamente segnando il massimo storico di 56.278,52 Euro il 12 Novembre dello stesso anno

Oggi il Bitcoin si aggira intorno ai 28.000 euro, ma questo non deve allarmare. La corretta chiave di lettura di questa momentanea debolezza va vista come una possibilità d’investimento che difficilmente si materializzerà di nuovo.
Infatti se prendiamo in considerazione che negli ultimi 2 anni il Bitcoin non è mai sceso al di sotto di 26.000 euro. Tale valore è infatti servito come supporto di una trendline di lungo termine, al di sotto del quale difficilmente si andrà.

Pertanto un repentino e drastico cambiamento di rotta non è da escludere nell’andamento del Bitcoin.
Inoltre, il valore del Bitcoin è indissolubilmente legato all’algoritmo di generazione del denaro della Blockchain, destinato ad arrestarsi al raggiungimento di 21 milioni di unità. 

Tale traguardo era previsto per il 2100, ma gli analisti hanno visto al ribasso tale data, indicando il 2040 come anno più probabile.
Al raggiungimento di tale data, non sarà più possibile creare bitcoin e il mercato vedrà massimi che faranno impallidire quelli segnati fino ad ora, per un semplice meccanismo di Domanda e offerta. 

Se 3 persone vogliono una mela, il cui prezzo è di 2 euro. Tenendo in considerazione un’offerta di mele fissa, che non cambia, fissata ad una sola mela.
Se domani ci sono 10 persone a volere la stessa mela, il prezzo della mela ovviamente aumenterà, in quanto l’offerta è sempre la stessa e la domanda è aumentata esponenzialmente, così come il prezzo.

Ovviamente, a beneficiarne saranno coloro i quali hanno saputo cogliere i momenti di debolezza della cripto, vedendoli come quelli che sono: fisiologici aggiustamenti di un asset altamente volatile, destinato a raggiungere vertici economici probabilmente mai segnati nei grafici della finanza.

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